Perché una società cashless è lontana. Il caso della Svezia

Da qualche tempo diversi Governi e società di servizi finanziari vagheggiano l’approdo a una società cashless, libera dai contanti. Alcuni Paesi ci sono andati molto vicini; ad esempio la Svezia, dove la quasi totalità dei cittadini possiede una carta di credito o debito. La circolazione del denaro contante riveste tuttavia un ruolo fondamentale per la difesa di servizi e infrastrutture su misura delle persone. Tanti se ne stanno accorgendo, al punto che persino la principale paladina dei pagamenti digitali si è ritrovata a fare marcia indietro.

Cosa significa società cashless

Come dice il nome, una società cashless è una società priva di contanti, che poggia dunque esclusivamente sui pagamenti digitali. Forme di transazione come gli ewallet, il Tap to Pay e, naturalmente, le carte di credito e debito sono sempre più utilizzate a livello globale. Il boom di questi strumenti si è avuto in particolare durante la pandemia, quando la difficoltà di accesso al contante si è acutizzata. Contemporaneamente, un po’ ovunque ha cominciato a irrobustirsi il mercato delle criptovalute, oggi accettate anche da alcuni enti della Pubblica Amministrazione. È così che intorno al 2020 si sono approfondite le discussioni attorno all’ipotesi di costruire società cashless. Tali discussioni sembrano però non tenere conto del fatto che l’eliminazione del contante comporterebbe non soltanto disagi per molti, ma anche grossi rischi per tutti.

La Svezia e i rischi di una società cashless

La Svezia è stato il primo Paese europeo a erogare banconote; in seguito, è diventato il primo a cercare di liberarsene. Secondo il Worldpay Global Payments Report 2021, nel 2020 gli svedesi hanno utilizzato contanti soltanto per il 9% delle loro transazioni. Numerose filiali bancarie in Svezia hanno cominciato a rifiutare di gestire contanti, così come gran parte dei negozianti non li accetta come mezzo di pagamento. L’obiettivo fino a poco tempo fa era infatti quello di fare da apripista in Europa verso il raggiungimento di una società cashless. Ma il progetto ha avuto vita breve: diversi esponenti politici hanno segnalato i rischi connessi a una società di questo tipo. L’Agenzia svedese per le emergenze civili ha avvertito che il Paese così organizzato sarebbe estremamente vulnerabile in caso di attacchi o calamità naturali. Basterebbe un blocco di Internet o un danneggiamento della rete elettrica a paralizzare l’economia nazionale.

Società cashless, il dietrofront

Nel gennaio 2021 è entrato in vigore un emendamento alla legge svedese sui servizi di pagamento che ingiunge alle banche di gestire il contante. Si aggiunge che secondo la legge il denaro contante ha corso legale; pertanto, il Governo svedese deve accettarlo e garantirne un accesso ragionevole. Con ciò si intende che non più dello 0,3% dei cittadini deve distare oltre 25 km da uno sportello di prelievo di contanti. Inoltre, non più dell’1,22% dei cittadini deve distare oltre 25 km da un luogo di deposito. In aggiunta ai rischi sopracitati, ci si è resi conto che per una larga fetta della popolazione la soppressione del contante rappresenterebbe un grave disagio. In particolare, la fascia più anziana e gli abitanti delle zone rurali. Oltre che poco sicura, quindi, una società cashless non sarebbe neanche una società inclusiva. 

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